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L’origine dei prodotti in etichetta: passata la festa…

L’origine dei prodotti in etichetta: passata la festa…

By Redazione

“E dunque, per il momento, aspettiamo.”

Così si concludeva, in data 20 febbraio, il nostro ultimo articolo sull’argomento.

Beh, sono passati quattro mesi e noi, unitamente alla folta schiera degli “soliti entusiasti” (ne parliamo più oltre) e di quei consumatori che, in buona fede, ci avevano creduto, stiamo ancora aspettando.

Molto probabilmente, però, l’attesa si dimostrerà vana.

Un eloquente quadro della situazione, infatti, ci viene offerto dall’ottimo articolo di Giuseppe De Giovanni “L’origine dei prodotti alimentari”, pubblicato nel numero di aprile della rivista ALIMENTA. Grazie alla consueta cortese disponibilità del direttore, dott. Antonio Neri, siamo in grado di proporre alcuni brani ai lettori di Newsfood:

«La legge che qui si discute (legge 3 febbraio 2011, n. 4 Disposizioni in materia di etichettatura e di qualita’ dei prodotti alimentari) presenta numerosi problemi di incongruenza, oltre ad essere in contrasto con la normativa comunitaria. Forse la Commissione europea non eccepirà nulla (anche se lo schema notificato non è quello approvato dal Parlamento e nonostante i pareri contrari espressi da Francia, Germania e Spagna e dalla stessa Commissione), perché aspetta la trasmissione dei decreti attuativi.

Seguiranno?

Quel che conta, appare con tutta evidenza, è il risultato politico. Quel che si vuol enfatizzare é l’impulso del MiPAAF sul Parlamento che ha portato all’accoglimento delle richieste autarchiche del mondo agricolo, restando del tutto indifferente alle istanze del mondo dell’industria trasformatrice che si oppone a norme nazionali difformi da quelle comunitarie.

Per l’applicazione della legge devono essere emanati i decreti dei Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e dello sviluppo economico,

– d’intesa con la Conferenza permanente Stato-Regioni,

– sentite le organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale nei settori della produzione e della trasformazione agroalimentare,

– acquisiti i pareri delle competenti Commissioni parlamentari, per definire le modalità di indicazione dell’origine e le disposizioni relative alla tracciabilità dei prodotti agricoli di origine o di provenienza nazionale.

Tra i concetti da definire con i decreti ministeriali figurano, per ciascuna filiera, i prodotti alimentari soggetti all’obbligo dell’indicazione in parola (ma non sono tutti soggetti ?) nonché il requisito della prevalenza della materia prima agricola utilizzata (indicazione che attualmente non figura nella direttiva comunitaria).

Tutto questo in 60 giorni.

A tal fine occorre anzitutto elaborare i due schemi di decreto e, con i tempi ministeriali correnti, i 60 giorni non sono certamente sufficienti per raggiungere l’intesa tra i due Ministeri interessati. Una volta superata questa fase, i decreti vengono trasmessi alle organizzazioni professionali dell’industria e dell’agricoltura più rappresentative a livello nazionale per acquisirne il parere. Esse sono FEDERALIMENTARE, per l’industria trasformatrice e la CONFEDERAZIONE NAZIONALE DELL’ARTIGIANATO e la CONFARTIGIANATO per gli artigiani. Occorre mettere in conto le difficoltà che sorgeranno dalle obiezioni, prevedibili, sollevate dalle associazioni industriali minori e dalle sezioni provinciali degli artigiani. Le organizzazioni agricole esprimeranno senz’altro parere favorevole.

I decreti poi devono essere esaminati dalle Regioni e dalle Province autonome attraverso la Conferenza permanente Stato – Regioni. Riteniamo che, per lo svolgimento di tale lavoro, se non si frapporranno ostacoli, non si arriverà in porto prima della fine dell’anno.

Non è finita.

I testi, una volta definiti, saranno trasmessi ai due rami del Parlamento per acquisire il parere delle competenti Commissioni. Se non sono presentati emendamenti, i decreti, sempre allo stato di progetto, vengono notificati, tramite il competente ufficio del Ministero dello sviluppo economico, alla Commissione europea e agli altri Stati membri, come prescritto dalla direttiva 98/34/CE relativa alla notifica di norme tecniche e dalla direttiva 2000/13/CE relativa all’etichettatura dei prodotti alimentari.

Il comma 12 della legge prescrive che “gli obblighi stabiliti dal presente articolo hanno effetto decorsi 90 giorni dalla data di entrata in vigore dei decreti ministeriali” di cui si è precedentemente detto.

Questo comma è di grande importanza perché chiarisce un aspetto rilevante della situazione e cioè che gli articoli relativi all’etichettatura non entreranno mai in vigore, in assenza dei decreti ministeriali di cui sopra.

Non occorrerà molto tempo ancora per avere la prova che i nostri politici hanno intrapreso un percorso che li porterà in un vicolo cieco.»

Eppure, gli entusiasmi non mancavano:

«Con l’approvazione della legge “Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari” da parte della Commissione Agricoltura della Camera, si conclude un iter che ha visto oltre dieci anni di impegno della Coldiretti assieme alle associazioni dei consumatori per assicurare la trasparenza di quanto si porta in tavola». È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini

“Finalmente l’obbligo di riportare nell’etichetta anche l’indicazione del luogo di origine o di provenienza dei prodotti agroalimentari è legge. Questo importante passo verso la completa e chiara informazione dei consumatori sui prodotti che comprano e consumano spero possa essere un deciso segnale all’Europa in direzione della vera tracciabilità dei prodotti alimentari.

Da oggi gli italiani potranno comprare prodotti ancora più sicuri, perché sapranno sempre da dove provengono. E’ finita l’era del falso Made in Italy agroalimentare che danneggia i nostri prodotti tipici e tradizionali.” (C. Galan)

“La tracciabilità dei cibi voluta da Luca Zaia, l‘allora ministro dell‘Agricoltura è finalmente diventata norma dello Stato. Reguzzoni e Martini: Un baluardo contro truffe, contraffazioni. Vincono il territorio e le imprese sane.” (dalla prima pagina de La Padania del 19.1.2011 – fonte: https://www.giuindenoa.org)

“E’ necessario fare gioco di squadra per sostenere la legge italiana appena approvata dal Parlamento e pubblicata in Gazzetta Ufficiale. L’indicazione d’origine è essenziale per tutti i prodotti”

Lo ha detto il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi

“In arrivo una nuova disciplina sull’etichettatura degli alimenti: il Ministro delle politiche agricole Luca Zaia ha infatti proposto un disegno di legge per una nuova competitività agroalimentare che prevede, tra le altre misure, l’indicazione obbligatoria dell’origine dei cibi…Da parte nostra condividiamo la posizione del Ministro Zaia: il provvedimento in oggetto funzionerà infatti anche da ‘semplice’ deterrente per chi è intenzionato a mettere in atto comportamenti scorretti che possono seriamente nuocere alla salute dei consumatori e che finiscono anche con il danneggiare chi produce onestamente.” (Unione Nazionale Consumatori)

“La definitiva approvazione del DDL ‘Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari’ da parte della Commissione Agricoltura della Camera in sessione legislativa – dichiara Pietro Giordano, Segretario Nazionale Adiconsum – rappresenta sicuramente un importantissimo risultato. Con l’entrata in vigore della nuova legge, e dei successivi decreti attuativi, verrà, infatti, garantito ai consumatori il diritto di scegliere prodotti alimentari italiani.”

“Prevedere come obbligatoria l’indicazione del luogo d’origine e provenienza, sia dei prodotti trasformati che non, è fondamentale per tutelare la salute e i diritti del consumatore e il “Made in Italy” dichiara Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc… (Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori).

Una montagna di proclami che non partorirà nulla, neppure il povero topolino. Classico esempio di gravidanza isterica.

P.S. Tanto per chiarire le panzane contenute nelle suddette dichiarazioni:

– la legge in questione NON c’entra con il Made in Italy (vedi) “Prodotti a marchio IGP” ufficialmente difendono il MADE IN ITALY…..ma in pratica non è vero!”)

– la legge in questione NON c’entra con la sicurezza dei consumatori (vedi) Origine degli alimenti in etichetta, rintracciabilità, sicurezza
dei consumatori”)

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Dott. Alfredo Clerici
Tecnologo Alimentare

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