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2 novembre: per i crisantemi nessuna impennata dei prezzi

By Redazione

Sui mercati floricoli, in particolare quello di Sanremo, i prezzi si sono mantenuti più o meno stabili rispetto all’anno passato, quindi, per i crisantemi, fiori fortemente legati alla
ricorrenza dei defunti del 2 novembre, è ingiustificato ogni rincaro.

I consumatori devono fare attenzione verso chi vuole fare il furbo facendo lievitare ad arte i prezzi. A mettere in guardia contro gli speculatori è la Cia-Confederazione italiana
agricoltori che evidenzia come in questo particolare periodo dell’anno il crisantemo, in alcuni casi, possa raggiungere al consumo cifre elevate e non certo rispondenti alla realtà.

La Cia fa, infatti, presente che per i crisantemi standard i prezzi variano da 0,50- 0,80 euro per i singoli steli, mentre per le varietà più pregiate, come i Turner, si va da
2,20 a 2,50 euro. Stesse quotazioni del 2006. La qualità nel complesso è stata buona, anche migliore dell’anno scorso; mentre la produzione è stata lievemente inferiore
rispetto agli anni scorsi, come in Toscana, più o meno costante in Campania, in aumento, invece, in Puglia.

Le vendite per i grossisti -sottolinea la Cia- si sono concentrate molto nella terza settimana di ottobre (18-25), con un calo deciso nell’ultima settimana, e conseguente calo dei prezzi.

Dal punto di vista dei fioristi, la vendita è stabile o in leggero calo. In alcune zone -evidenzia la Cia- il maltempo ha influito negativamente. Da rilevare, comunque, come, rispetto
all’anno scorso, gli acquisti si siano dilatati in un periodo più lungo, essendo cominciati già domenica 18 ottobre.
La Cia, dunque, invita i consumatori a fare acquisti consapevoli, cercando di evitare quegli speculatori che approfittano della commemorazione dei defunti per fare affari sulle spalle di chi si
appresta a ricordare un caro scomparso.

Ogni anno in Italia -rileva la Cia- si producono più di 600 milioni di steli di crisantemi e circa 10 milioni di vasi. E la loro vendita, per una tradizione che è propria della
cultura italiana, è concentrata soprattutto tra la fine di ottobre e la prima decade di novembre. In questo periodo si arrivano a spendere al consumo tra i 350 e i 400 milioni di euro.

La Cia sottolinea che moltissime sono le varietà di crisantemi coltivati nel nostro Paese, con diversi colori, forme e dimensioni. Il crisantemo ha origini lontanissime. Era conosciuto
addirittura 500 anni prima di Cristo in Cina. Da qui si diffuse in Giappone, dove tutt’oggi è il fiore nazionale.
Il fiore cominciò ad arrivare in Europa nel 1700 attraverso i mercanti olandesi; mentre in Italia un deciso impulso alla coltivazione di crisantemi si ebbe nel 1900, soprattutto alla
fine del secondo dopoguerra, quando la produzione cominciò a raggiungere livelli di una certa importanza. Oggi è coltivato in diverse aree del Paese, anche se le regioni di
maggior produzione sono la Liguria, la Campania, il Lazio, la Toscana, la Puglia e la Sicilia
In Italia -conclude la Cia- sono circa 35 mila le aziende florovivaistiche per una superficie coltivata che si avvicina ai 40 mila ettari; il 48 per cento di queste si dedicano alla
floricoltura, il 43 per cento al vivaismo, mentre il 9 per cento a entrambe le attività. I fiori più coltivati nel nostro Paese sono, nell’ordine, i garofani, le rose, i
crisantemi, le gerbere e gli anemoni.

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