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Acli: lavoro, torna lo spettro delle dimissioni in bianco

By Redazione

Roma, 27 giugno 2008 – «Quale tutela ora contro le dimissioni in bianco?» Se lo chiedono le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani dopo che il Governo, con il
decreto legge entrato in vigore due giorni fa (n. 112 del 25 giugno 2008), ha deciso di abolire la nuova procedura telematica per le dimissioni volontarie, che era stata istituita appena l’anno
scorso (legge 188/2007) con l’obiettivo di contrastare il triste fenomeno dei licenziamenti mascherati, le cosiddette “dimissioni in bianco”.

Contro questa pratica illecita, tendente a colpire soprattutto le donne e i lavoratori atipici – costretti a firmare al momento dell’assunzione un foglio di dimissioni senza data utilizzabile
dal datore di lavoro in caso di maternità, infortunio o lunga malattia – la legge 188 prevedeva l’obbligo di utilizzare per le dimissioni un modulo predisposto dal Ministero del
Lavoro, con tanto di numero identificativo, data di registrazione e scadenza a 15 giorni. Il decreto legge del Governo ha cancellato quest’obbligo (art.39 comma 10, lettera 1, D.Lgs. 112/2008).

Secondo le Acli «sarebbe stato opportuno fare una più attenta distinzione e non abrogare in modo integrale la norma, che aveva il merito di introdurre
modalità per evitare contraffazioni e falsificazioni». «Se infatti è giusto – afferma il responsabile del dipartimento lavoro delle Acli
Maurizio Drezzadore – provvedere a snellire gli adempimenti formali in capo alle imprese nella gestione dei rapporti di lavoro, una particolare attenzione e tutela andava mantenuta
relativamente alle dimissioni volontarie delle lavoratrici e nel lavoro atipico. Quale procedura di tutela contro le dimissioni in bianco intende ora mettere in campo il Governo a favore delle
donne e della maternità sul posto di lavoro?»

Apprezzamento delle Acli, invece, per l’abolizione dei limiti al cumulo tra pensione e redditi di lavoro che consentirà il prolungamento della vita attiva, e per le misure che
tendono a favorire la nascita di nuove imprese riducendo l’eccessivo carico di pratiche burocratiche che oggi rallentano in particolare l’imprenditoria giovanile, estendendone gli effetti anche
all’ambito delle imprese sociali.

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