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Cancro: il pericolo aumenta con latitudine e carenza di vitamina D

Cancro: il pericolo aumenta con latitudine e carenza di vitamina D

By Redazione

Nel 1941, Apperley riportò la notevole osservazione che le popolazioni statunitensi che vivono a latitudini più alte, come nel New Hampshire, Vermont, and Massachussets, avevano
nel complesso un rischio maggiore di mortire di cancro rispetto a uomini e donne della stessa fascia d’età che vivevano invece negli stati del sud come Texas, Georgia e Alabama.

Suppose quindi che fosse da riesaminare la relazione tra il cancro della pelle e gli altri tipi di cancro, notando che “La presenza del cancro della pelle è realmente accompagnato a una
relativa immunità al cancro in qualche modo correlate all’esposizione alle radiazioni solari”.

Maggiore attenzione fu fatta dopo il 1980 quando Garland e altri riportarono il rischio di sviluppare un cancro al colon e al seno era più alto per quelle persone che vivevano alle
latitudini più alte degli Stati Uniti.

Uno studio prospettico rivelò che se la concentrazone di vitamina D (25(OH)D) era minore di 50nmol/L (ovvero 20 ng/ml) il rischio di sviluppare un cancro al colon raddoppiava.

Un altro studio di Hancette e Schwartz dimostrò che la mortalità più alta di cancro alla prostata si aveva in uomini che vivevano alle più alte latitudini negli
USA.

A partire da queste osservazioni, studi parecchi studi non solo confermarnono le osservazioni ma aggiunsero alle liste di cancro che potevano essere associati alla permanenza alle alte
latitudini correlandole alla deficienza di vitamina D. Grant difatti non solo esaminò la distribuzione e le variazioni della mortalità da cancro al seno in ambito europeo ma
riportò anche che uomini e donne con una maggiore esposizione al sole avevano minori probabilità di morire prematuramente di cancro.

FONTE: Michael F Holick, “Sunlight and vitamin D for bone health and prevention of autoimmune diseases, cancers, and cardiovascular disease1-4”,-
The American Journal of Clinical Nutrition, Am J Clin Nutr 2004;80(suppl):1678S-88S

Giulio Ferrari

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