Colombia, se la Peroni batte l’aguardiente
16 Aprile 2012
La Colombia era la terra dell’aguardiente. Il liquore veniva consumato da tutti: in patria era momento irrinunciabile, all’estero simbolo liquido dei legami con la terra natia. L’amore dei
colombiani per la bevanda era tale che alcuni rinunciavano ai pasti solidi: bastava l’aguardiente, in un bicchiere largo, con tre gocce di limone.
Poi, la decadenza. In primis, l’aguardiente è stato minacciato da un mix di alcolici stranieri, dai vini del Cile, a quelli della Spagna, a diversi tipi di Rum.
Tra tutti i pretendenti, ha ottenuto il trono una bionda italiana: la birra Nastro Azzurro della Peroni.
La Peroni arriva al seguito degli emigranti o di qualche amante locale, inizialmente come prodotto di nicchia. Poi, gli imprenditori provano a darle visibilità, ed il successo è
immediato e travolgente. Da birra dei barrios, la Peroni diventa birra di tutti, dal medico al narcotrafficante, dalla modella al contadino al professore di Università. Le sue confezioni
sono presenti in ristoranti e bar di alta classe a fianco di antichi vini e liquori invecchiati.
Il vecchio aguardiente non è però sconfitto.
Gli appassionati rimangono, pronti a ripristinare gli antichi splendori e riprendere il titolo di alcolico più diffuso.
Tuttavia, spiegano i produttori, bisogna cambiare strategia: “O si rinnova o muore. Dobbiamo imparare moltissimo dai peruviani che hanno difeso il loro Pisco da quello cileno investendo sulla
qualità e sulla distillazione artigianale. Dobbiamo renderlo più soave. Meno zucchero, meno anice, ma soprattutto meno alcol. Il nostro aguardiente potrebbe essere un ottimo
aperitivo e un’ottima base per cocktail ma dobbiamo insegnare ai colombiani a berlo diversamente” .
Matteo Clerici