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Consumi, nel 2008 le famiglie italiane hanno speso 5736 euro in cibo

By Redazione

 

In quattro anni la spesa alimentare a tavola delle famiglie italiane è aumentata di 13 miliardi di euro, passando da 133 miliardi di euro del 2005 ai 146 miliardi del 2008, con
un incremento del 9,8 per cento. Solo nei confronti del 2007 la crescita è stata pari a 5,3 miliardi di euro (più 3,8 per cento). I consumi, invece, sono scesi, in
quantità, tra l’1 e l’1,5 per cento. Una corsa al rialzo alla quale non ha contribuito l’agricoltura, visto che i prezzi sui campi sono calati del 6,9 per
cento, mentre i redditi dei produttori, nonostante l’incremento del 2008 (più 2,1 per cento), sono diminuiti, nell’ultimo quadriennio, di circa l’8 per cento.
E’ quanto evidenziato nel corso della conferenza stampa dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi che si è tenuta oggi a Roma. Le stime
sono contenute in un’indagine dell’Organizzazione elaborata su dati Istat ed Ismea-AC Nielsen.

In pratica, in quattro anni la spesa alimentare di una famiglia italiana è lievitata, in media, di 300 euro l’anno, con punte superiori ai 370 euro delle regioni del
Mezzogiorno. Nel 2005 si spendevano, sempre al mese, poco più di 455 euro, nel 2008 -avverte la Cia- si è arrivati ad oltre 476 euro.
Nel 2008 -rileva la Cia- la spesa per generi alimentari ha rappresentato, in media, il 18,8 per cento della spesa mensile totale. Ogni famiglia ha così pagato, mensilmente, 109
euro per acquistare carne, 84 euro per pane, pasta e derivati di cereali, 62 euro per latte, formaggi e uova, 86 euro per ortaggi, frutta e patate, 41 euro per il pesce, 32 euro
zucchero, dolci e caffè, 43 euro per le bevande, 19 euro per oli e grassi. La spesa alimentare complessiva per ogni famiglia è stata, in media, in un anno, di 5736 euro.
La carne rimane la prima “voce” di spesa del paniere alimentare (22,7 per cento). A seguire i derivati dei cerali (18,8 per cento), il latte, i formaggi e le uova (13 per
cento), ortaggi e patate (9,6 per cento), frutta (6,5 per cento), pesce (6,3 per cento), zucchero e dolciari (6,1 per cento).

Rispetto al 2005 -rileva la Cia- si riscontra una contrazione negli acquisti di carne (meno 2,1 per cento), di olio d’oliva (meno 1,5 per cento), di frutta e ortaggi (meno 1,9 per
cento). Aumenta, invece, la spesa per pane, pasta e altri cereali (più 5,4 per cento). Nella ripartizione geografica, la spesa alimentare risulta maggiore al Centro con 486 euro
mensili a famiglia; al Sud arriva a 482 euro; mentre scende a 453 euro nel Nord. La regione dove si spende di più, in termini percentuali, per imbandire le tavole è la
Campania, con il 26 per cento della spesa totale. Seguono la Calabria con il 25,9 per cento, la Sicilia (25,4 per cento), la Puglia (23,9 per cento), la Basilicata (22,8 per cento), la
Sardegna (21,4 per cento), il Molise (21,2 per cento). La regione dove, invece, si spende di meno (sempre in termini percentuali rispetto alla spesa totale) è il Veneto con il 15
per cento, seguito dall’Emilia Romagna (15,1 per cento) e dal Trentino Alto Adige (15,4 per cento).

La spesa alimentare, ovviamente, cambia tra le varie composizioni familiari. Le giovani coppie (età inferiore ai 35 anni) spendono, in media, al mese 455 euro, mentre quelle con
un figlio arrivano a 537 euro e con due a 603 euro. In percentuale, sempre in riferimento alla spesa totale, per mangiare spendono di più i pensionati (20,9 per cento), seguiti
dagli operai (19,8 per cento), dai lavoratori in proprio (18,2 per cento), dai dirigenti e impiegati (16,2 per cento), dagli imprenditori e liberi professionisti (14,5 per cento).

Nel 2008, in termini monetari, la famiglia italiana ha speso il 3,4 per cento in più rispetto al 2007 per acquistare il pane; addirittura il 28,2 per cento in più per la
pasta; il 2,8 per cento in più per le carni; l’8,4 per cento in più per il latte; il 3,4 per cento in più per la frutta; il 4,5 per cento in più per i
formaggi; il 5,2 per cento in più per le uova; il 3,3 per cento in più per vino e spumante. Mentre è scesa la spesa per l’olio d’oliva, il cui prezzo
è calato di circa l’1,2 per cento.

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