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Donne e lavori: precariato e dolori

By Redazione

“Donne e lavoro atipico: un incontro molto contraddittorio”: è questo il titolo del terzo Rapporto Ires-Nidil, che analizza il rapporto tra donne e lavoro per comprendere se il panorama
si sia evoluto negli ultimi anni e se permanga la disparità di trattamento rispetto ai colleghi maschi.
Le donne, oggi, lavorano di più ed il tasso di occupazione femminile è cresciuto in percentuale maggiore rispetto a quello maschile ( 8%), ma in Italia si è creata un’area
sempre più ampia ad alta prevalenza femminile: quella del lavoro instabile e precario.
Il Rapporto, per valutare le dimensioni di quella che definisce “area di instabilità”, ha considerato i dipendenti con contratto a termine (indipendentemente dalla volontarietà)
ed i collaboratori a vario titolo, compresi gli ex dipendenti a termine o parasubordinati (con o senza partita IVA) e le persone disoccupate da non più di un anno per scadenza
dell’impegno lavorativo.
Da questa analisi è emerso che l’area di instabilità includeva, nel IV trimestre del 2006, oltre 3 milioni e 400 mila persone, di cui 608.000 (il 18%) non occupate da non
più di 12 mesi. Il dato che salta all’occhio, però, è che nel 53% dei casi l’area di instabilità si compone di donne e che il 19% dell’occupazione femminile è
formato da lavoratrici precarie.
La situazione risulta ulteriormente aggravata se si analizza il quadro giovanile: più della metà delle ragazze occupate di età compresa tra 15 e 24 anni e più di un
quarto (25,7%) delle giovani donne occupate (25-34 anni) svolge un lavoro instabile, mentre per gli uomini i rapporti sono rispettivamente pari al 39,7% ed al 15,5%.
Le donne, inoltre, ottengono una netta maggioranza tra i lavoratori instabili a tempo parziale, poichè rappresentano il 73% degli occupati part-time a termine, dipendenti o
parasubordinati.
Una situazione tanto instabile e precaria, dunque, finisce per scoraggiare le lavoratrici che, in occasione della scadenza dei contratti, valutano se cercare un nuovo lavoro o abbandonare
l’attività: è così che più del 7% delle lavoratrici instabili di età 15-54 anni occupate al IV trimestre 2005 ha abbandonato l’anno successivo il mercato del
lavoro e più del 5% è disoccupato.
Parallelamente c’è chi sceglie di non smettere di lavorare e finisce per vivere la precarietà del lavoro per un lungo periodo di tempo: il rapporto, infatti, ha rilevato che solo
il 17% dei precari nel IV trimestre 2005 è stato assunto a tempo indeterminato e la percentuale delle donne che ha ottenuto un lavoro stabile è stata ancora inferiore (14%).
Il precariato femminile, dunque, riguarda persone relativamente più adulte ed è caratterizzato da impieghi marginali, contratti di breve durata, impegni orari limitati e imposti,
minori opportunità di transizione verso occupazioni stabili.

Rapporto “Donne e lavoro atipico: un incontro molto contraddittorio”

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