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Extravergine d’oliva, allarme dei coltivatori: su 5 bottiglie quattro sono straniere

Extravergine d’oliva, allarme dei coltivatori: su 5 bottiglie quattro sono straniere

By Redazione

L’olio d’oliva extravergine è uno dei cavalli di battaglia dell’economia italiana. Ogni anno, i produttori nazionali ne esportano circa 500.000 tonnellate, secondo produttore al mondo.
Tuttavia, il gigante ha un cuore malato: entro i confini, arrivano circa 470.000 tonnellate annue di olio d’oliva straniero ed inferiore, spesso miscelato al “fratello” italiano e venduto con
l’inganno come prodotto 100% Made in Italy.

A sostenerlo, Coldiretti, Symbola e Unaprol. Il trio prende spunto da recenti fatti di cronaca, l’operazione della Guardia di Finanza “The good of Italy” ed i suoi sviluppi giudiziari, per
denunciare una situazione, negativa e melmosa se non direttamente illegale.

Il primo nemico, le etichette poco chiare: pur non essendo contraffazione vera e propria, la loro mancanza di chiarezza le rende poco informative. Questo nonostante il Regolamento comunitario
n.182 del 6 marzo 2009, che impone di indicare chiaramente l’origine dell’olio.

Come detto, il Regolamento viene spesso disatteso. Tra le meno regolari,  le bottiglie di olio straniero: la corretta terminologia (“miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di
oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”) viene spesso posta sul retro, anche in caratteri minuti.

Oppure, si usano sirene commerciali. Le bottiglie di olio forestiere attirano il consumatore con immagini, colori e termini, tipici di miscele tricolori.

Tale insieme di cattive pratiche e messaggi ambigui ha risultati devastanti: su 5 bottiglie in vendita, quattro contengono olio (anche extravergine) straniero Per difendersi, ironizzano gli
esperti, il consumatore dovrebbe fare acquisti “Con la lente d’ingradimento”.

Allora, Coldiretti, Symbola e Unaprol insieme chiedono un deciso cambio di rotta. In particolare, il neo delle Politiche Agricole Mario Catania dovrebbe stimolare l’iter del decreto sulle
dimensioni dei caratteri e sul posizionamento delle diciture, firmato quasi quattro mesi fa e non ancora pubblicato.

Matteo Clerici

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