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Giancarlo Scottà, eurodeputato al Parlamento Europeo: intervista esclusiva di Newsfood.com

Giancarlo Scottà, eurodeputato al Parlamento Europeo: intervista esclusiva di Newsfood.com

By Redazione

Vittorio Veneto, 4 ottobre 2012
Premessa
Giancarlo Scottà, dopo un’esperienza decennale alla guida del Comune di Vittorio Veneto, è approdato al Parlamento europeo, come eurodeputato della Lega Nord, nel gruppo l’
“Europa della Libertà e della Democrazia”, dove oggi porta avanti l’orgoglio della sua terra, con la passione che da sempre lo anima.

«Quando ho messo piede per la prima volta al Parlamento Europeo, ho capito che una delle più grandi opportunità, che mi avrebbe offerto il ruolo di europarlamentare,
sarebbe stata quella di continuare a “servire” la mia Regione valorizzando anche in Europa, oltre i confini nazionali, la straordinaria ricchezza dei prodotti agroalimentari che offre il nostro
territorio. Con particolare attenzione verso le esigenze del Veneto, ovviamente, ma anche con proposte che potessero essere valide in qualsiasi altra Regione d’Europa».

Scottà diventa membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale, nonché membro sostituto delle Commissioni Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare e
Sviluppo regionale. Al Parlamento europeo, l’esponente trevigiano del Carroccio fa inoltre parte di varie Delegazioni ufficiali, come quella che cura i rapporti tra l’Assemblea legislativa
dell’Unione e i parlamentari dei Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP).

Onorevole Scottà, il suo rapporto d’iniziativa sulla qualità dei prodotti agroalimentari, del 2010, è stato approvato con enorme successo al Parlamento europeo. Possiamo
affermare che il suo lavoro sia stato di supporto al cammino che ha poi intrapreso il Parlamento a favore della qualità?

«Sì, in effetti lo è stato. Con quella relazione ho voluto sensibilizzare l’Aula sulla necessità di una maggiore promozione e salvaguardia della qualità dei
prodotti agricoli ed enogastronomici, e sull’importanza della valorizzazione delle zone rurali disagiate. Il mio pensiero è andato soprattutto ai nostri prodotti, ma anche a quelli
dell’Ue, nella convinzione che garantire la qualità dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole significhi, allo stesso tempo, tutelare il consumatore. Il fatto che la stragrande
maggioranza dei miei colleghi, in modo trasversale, al di là dei loro paesi e colori politici, si sia ritrovata nelle mie proposte mi ha reso davvero soddisfatto. Oggi, che stiamo
discutendo la riforma della Pac 2013-2020, sto continuando a portare avanti queste “battaglie”, per contribuire a dare sempre più risalto alle nostre eccellenze agroalimentari, quindi al
bagaglio di tradizioni europee».

Se dovesse scegliere una parola chiave, per farci capire su cosa si basa principalmente il suo impegno al Parlamento europeo, quale sceglierebbe?
«Direi, senza dubbio, la qualità. Un valore essenziale, l’unico che può garantire ai produttori agroalimentari europei la competitività sul mercato. È la
qualità, infatti, il vero punto di forza dei produttori veneti, italiani ed europei, ed è su questo principio che bisogna puntare, in Europa, se si vuole contribuire allo sviluppo
rurale dei Paesi membri».

Ma guardando alle sue proposte la qualità non sembra essere il suo unico obiettivo…
«Ce n’è un altro, molto ambizioso, che ritengo importante anche a livello sociale. Sto portando avanti, già da molto tempo, la proposta di un Fondo di garanzia per i prestiti
ai giovani agricoltori che incentivi le attuali e future generazioni ad avvicinarsi all’agricoltura e ad intraprendere uno dei mestieri più antichi e nobili della nostra tradizione.
Impiegare i giovani in agricoltura potrebbe essere una soluzione per uscire dalla crisi e per il recupero delle nostre terre e delle aree rurali svantaggiate. L’Europa non può solo pensare
a come salvare le banche, deve piuttosto collocare i nostri disoccupati, incentivando la ripresa del settore primario».

Una delle questioni che si sta dibattendo molto, in questi mesi, è quella dei diritti d’impianto nel settore vinicolo. Cosa ne pensa?
«Si tratta di una questione annosa, stiamo attendendo il parere del gruppo di alto livello sul vino, previsto per novembre. Dobbiamo cercare di ottenere la maggioranza in Consiglio dei
Ministri, ma al momento i Paesi a favore del mantenimento dei diritti d’impianto sono una minoranza. Ci auguriamo che la recente apertura del commissario Ciolos possa facilitare l’approvazione,
anche in Consiglio, della linea del Parlamento che è sempre stata chiara: i diritti d’impianto devono rimanere, se vogliamo sapere sempre quanto e come produrre ed avere il controllo sulla
produzione. La possibilità della programmazione, tra l’altro, dovrebbe essere estesa, oltre al vino, anche ad altri settori».

Passando, invece, alla sua posizione politica in Europa, ritiene necessario un processo federale con altre Regioni europee?
«Se al posto degli Stati, con i loro confini, ci fossero Unioni di macroregioni, dalle stesse caratteristiche produttive e morfologiche, allora sì, i tempi sarebbero maturi per una
federazione con altre Regioni d’Europa, che permetterebbe di quantificare meglio sia la produzione che la qualità dei prodotti agricoli. Ma prima si dovrebbero costituire le macroregioni,
a livello nazionale, progetto che il mio movimento porta avanti da sempre».

Come gruppo state portando avanti anche la “battaglia” sull’etichettatura…
«Non solo come gruppo, ma come rappresentanti italiani, speriamo nella possibilità di ottenere maggiori informazioni sui prodotti trasformati e sulla loro provenienza: mi piacerebbe
che si facesse un sondaggio tra i consumatori per chiedere loro quali indicazioni vorrebbero trovare sui prodotti che acquistano. Purtroppo, però, lo scontro è sempre con le grandi
multinazionali, che mirano a globalizzare territorio e prodotti. La Lega ha sempre avuto le idee chiare in merito di etichettatura: il consumatore ha il diritto di conoscere la
tracciabilità, quindi il percorso, del cibo che mangia. Continueremo a batterci, in sede europarlamentare, affinché passi la nostra linea, la sola che può dare certezze ai
produttori e ai consumatori di tutta Europa e “riscattare” quelle eccellenze alimentari soggette a contraffazione».

Redazione Newsfood.com

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