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Giovani Italiani e abitudini alimentari

By Redazione

In Italia e più in generale in Europa, si sta assistendo ad una vera e propria “transizione nutrizionale”, in cui la società, sempre più sedentaria al crescere
dell’urbanizzazione, sta cambiando il proprio modo di mangiare: cibi ricchi di grassi e zuccheri stanno a poco a poco soppiantando frutta e verdura, aumenta il numero di pasti consumati fuori
casa e la quota di cibi non freschi.

Alcuni dati:

La dieta degli europei è eccessivamente ricca di grassi: la percentuale di lipidi varia, infatti, dal 30% fino ad oltre il 40% dell’apporto calorico totale, quando quella
raccomandata sarebbe del 15-30%. Anche la quota di energia derivata dai carboidrati eccede la soglia raccomandata (10%).

Negli ultimi quarant’anni frutta e verdura stanno gradualmente diminuendo sulle tavole europee: il consumo medio individuale (400 g al giorno) è significativamente più
basso di quello minimo e, di conseguenza, anche il consumo medio di fibre (2,5-3,1 g/MJ la dose raccomandata a fronte di un consumo effettivo di 1,8-2,4 g/MJ per gli uomini e di 2-2,8 g/MJ per
le donne).

– Negli ultimi dieci anni è in aumento in quasi tutti Paesi il consumo di bevande zuccherate (soft drinks).

Infine, oggi, nei Paesi dell’Europa meridionale il modello della dieta alimentare (considerato sano per l’alto contenuto di frutta, verdura, pesce ed oli vegetali) sta a poco a poco
scomparendo. Specialmente fra i più giovani che si adeguano sempre di più a quello dei Paesi dell’Europa Nord-Occidentale.

Bambini italiani e Bilancia

In Italia sono molti i bambini e gli adolescenti che lamentano un cattivo rapporto con la bilancia: nel nostro Paese nel 1999-2000 la percentuale di bambini ed adolescenti
(per un campione di età compresa tra i 6 ed i 17 anni) in sovrappeso raggiungeva circa il 20%, mentre era pari al 4% la quota degli obesi.

Il problema interessava soprattutto la fascia di età 6-13 anni, e “prediligeva” i maschi rispetto alle coetanee” (Indagine Multiscopo del 2000, condotta dall’Istat usando la
classificazione dell’obesità infantile secondo gli standard internazionali proposti dall’International Obesity Task Force).

L’incidenza di obesità e di sovrappeso varia, inoltre, in base alla dislocazione geografica: maggiore al Sud rispetto al Nord del Paese. La Regione con il “primato” di
eccesso di peso, la Campania (36% i bambini e adolescenti in sovrappeso), minore in Valle d’Aosta (14,3%).Indagine Istat.

I principali fattori di rischio:

Per i ragazzi con età compresa tra i 6 e i 17 anni, i principali fattori di rischio sono:

Familiarità sia nella sua componente genetica che in quella ambientale,

Dall’indagine Istat emerge che: se entrambi i genitori sono in sovrappeso o obesi allora il 34%, dei ragazzi ha lo stesso disturbo (nella fascia di età esaminata). Se nessuno dei due
genitori lamenta un eccesso di peso allora è di 18% la percentuale di ragazzi in sovrappeso o obesi.

Sedentarietà come stile di vita.

Sembra, infatti, che sia peggio stare tutto il giorno in poltrona davanti alla televisione che mangiare tavolette di cioccolato!

Status socio-economico, soprattutto il livello di istruzione della madre ed il giudizio sulle risorse economiche.

Il rischio di obesità infantile è superiore nel caso in cui la madre ha la licenza elementare o nessun titolo di studio (25,9% di bambini e adolescenti con eccesso di peso)
rispetto a quello in cui il titolo di studio della genitrice è una laurea o un diploma di scuola media superiore (22,5%). La percentuale di ragazzi obesi o in sovrappeso si attesta al
25,1% nel caso in cui la madre sia in possesso di una licenza di scuola media inferiore).

Le conseguenze di una cattiva alimentazione

L’assunzione errata di alimenti, sia nella quantità che nella qualità, può essere uno dei fattori principali nella determinazione di stati patologici quali:

ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, sovrappeso e obesità, malattie metaboliche (aumento colestero e trigliceridi ematici), diabete tipo 2, osteoporosi,
litiasi biliare e steatosi epatica (fegato grasso), carie dentarie, gozzo da carenza iodica, alcune forme di tumori.

Le soluzioni da adottare

PRIMA REGOLA: PREVENIRE

Non esistono regole rigide né infallibili, basta osservare alcuni accorgimenti comportamentali e, innanzitutto sensibilizzare i genitori (abituare il bambino a tre pasti regolari,
non insistere quando il bambino è sazio, abituare il bambino ai giochi all’aperto e all’attività fisica, ecc.).

SE I CHILI DI TROPPO SONO GIÁ EVIDENTI

Consultare gli esperti del settore (quali pediatra e dietologo). La consapevolezza del danno che l’obesità può arrecare alla salute del proprio figlio deve, infatti, far
riflettere i genitori e portarli a sradicare comportamenti alimentari e abitudini scorrette
consolidate nel tempo. Occorre puntare sul coinvolgimento e non sui divieti, cercando di non
colpevolizzare il piccolo se qualche volta cede alle tentazioni e non fare del peso un’ossessione.

EDUCARE I BAMBINI AD UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE GIÁ DALLA TENERA ETÁ.

Tratto dal sito del Ministero della Salute. Per approfondimenti http://www.ministerosalute.it

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