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IDENTITA’ di VINO: Newsletter di Paolo Marchi n. 64 del 9 aprile 2011

IDENTITA’ di VINO: Newsletter di Paolo Marchi n. 64 del 9 aprile 2011

By Redazione

Caldo a Verona, caldo al Vinitaly, forse un’affluenza minore, ma perdere un po’ di fuffa non fa mai male se chi si presenta lo fa per informarsi e poi, possibilmente, ordinare
“perché siamo qui per fare affari, non per far divertire”, come ha detto una produttrice a una sua collega. Vinitaly che dà sempre l’impressione di volere stabilire record di
quantità, quando io preferirei paletti un po’ più rigidi alle varie voci perché mediocrità e banalità vanno lasciate ai discount e agli ignoranti.

Vinitaly che io lego tanto a VinNatur domani e lunedì a Villa Favoritaa Monticello di Fara vicino Vicenza, dove tutto appare più meditato e meno frenetico. Ci vuole anche
il “vino vero”, magari più voglia di capire e capirsi ma questo è sempre estremamente difficile.

E ieri sera cena del Comitato Grandi Cru d’Italia, a cucinare tre ristoranti nel segno di Cina, Giappone e India, Osaka e Bon Wei a Milano, Vinod Sookar, mauriziano trapiantato a Ceglie
Messapica in provincia di Brindisi. La scelta era un omaggio ai tanti premiati delle tre potenze asiatiche che sono il futuro del mercato del vino, giusto che cento grandi famiglie del vino
italiano le coccolino.

Tra i tanti momenti, ne ricordo due: Fede & Tinto, alla quinta nomination su cinque edizioni, hanno vinto tra i programmi radio e tv. Sempre pronti alla gag, hanno proposto il brindisi
più intelligente di tutti: “Invitiamo tutti brindare all’ottimismo, per noi il bicchiere è sempre mezzo
pieno”. Ecco, meno menate, meno martellate sui proprio zebedei e più sistema e voglia di conquistare il mondo (che intanto sta conquistando noi).

Poi Vittorio Frescobaldi ha ricordato una grande figura, scomparsa dieci giorni fa. Questo è infatti il primo Vinitaly senza Pino Khail. Triestino, 83 anni, nel 1973 fondò
Civiltà del bere che ora è tutta nella testa e nelle mani di suo nipote Alessandro Torcoli. Pino era un elegante, disincantato signore che sapeva usare il linguaggio del vino per
aiutare il settore a crescere. Faceva sistema e parlava bene di tutti perché sapeva trovarne il motivo, piuttosto taceva o sussurrava qualcosa. Virtù rarissima in questo ambiente
(in tutti per la verità in Italia).

Il terzo è tutto mio: mi sono emozionato a sentire Giovanni Soldiniparlare della traversata dell’Atlantico con Oscar Farinetti. In verità hanno parlato tanto gli altri,
però penso alla sostanza e all’emozione immensa che mi regalò nel maggio 1999 quando arrivò, di notte, vincitore della Around Alone, il giro del mondo a vela in solitaria,
a Charleston in South Carolina. Un puntino che sbucò dal buio pesto.

Paolo Marchi

Farinetti il marinaio e gli appuntamenti di Mirafiore e Fontanafredda

Una delle notizie che serpeggia più rapida tra gli stand di Vinitaly ha per soggetto Oscar Farinetti. Lo avete letto sulla copertina dell’ultimo Sette, il magazine delCorsera: il
25 aprile il patron diEataly e della cantina diMirafiore e Fontanafreddapartirà da Genova a bordo di una barca a vela, destinazione New York, approdo 2 giugno. Con Farinetti, il capitano
del viaggio sarà Giovanni Soldini e, tra i compagni Matteo Marzotto,Riccardo Illy, Alessandro Baricco e cuochi tipo Moreno Cedroni e Massimo Bottura. Ovvero, persone di grande
autorevolezza ne l proprio settore, che non fanno politica attiva, né desiderano farla. Durante il viaggio nascerà un documento che verrà consegnato, una volta arrivato in
Stati Uniti, al console italiano. Saranno aiutati dai cittadini italiani che attraverso il sito http://www.7mosse.it manderanno i loro suggerimenti per migliorare il nostro Paese.

Tornando all’argomento vino, le coordinate dello stand della cantina, che lancia il messaggio “I love Barolo” – sono: padiglione 7, stand D6. E tra gli appuntamenti occorre appuntarsi
quello di oggi, sabato 9 aprile, ore 12.30-13.30: c’è il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico Tombolini, distribuito da M&F, in abbinamento alle “Bontà delle Marche”
diGabriele Capannelli. Domenica 10, stesso orario per il rossoSerafini&Vidotto, accompagnato dalla carne piemontese della Granda.

La galassia Giv e la Toscana di Cecchi, Petra e Casavyc

Come di consueto, segnaliamo gli appuntamenti condotti da Giv,Gruppo italiano vini, che quest’anno, al padiglione 4 stand c4, presenta una nuovo membro nel suo squadrone: è
Cavicchioli, marchio storico per il Lambrusco che troverete al padiglione 3 tenso 1 area esterna “Cittadella”. Poi tutte le altre realtà del gruppo: Nino Negri al Palaexpo 2° piano,
stand b10-c10; Tenute Rapitalà al pad 2 stand f107-g121,Terra degli Sveviallo stand della Regione Basilicata, pad 7b, area A8-C9 stand 3 e Castello Monaci in Regione Puglia, pad 10 area
f2.

Da qui alla Toscana è un attimo. Toscana di vini bianchi, però, una rinascita documentata da Cecchi al pad 7 stand d4. Un’occasione buona anche per presentare il nuovo
ristorante di casa Cecchi La Leggenda dei Frati, con il cuoco Filippo Saporito che ha potuto raccontare i suoi piatti attraverso una degustazione dei migliori vini toscani, tra cui il
Vermentino maremmano Litorale, un bianco fresco, semplice e dal packaging innovativo.

C’è poi la Maremma di Petra, coi suoi monovitigni: l’Igt, il Sangiovese, il Merlot e il Cabernet Sauvignon in purezza sorprendono per la singolare carica espressiva. Ad
attestarla, Pascal Chatonnet, Gianni Fabrizio,Giacomo Mojoli e Francesca Moretti. Al pad. 7, stand b4.

Fuori dalla fiera, Casavyc ha invece presentato il suo Morellino, e non solo, organizzando al Grand Hotel di Verona una degustazione molto seguita.

Florio, Planeta, Carlo Pellegrino: tutto il sole di Sicilia

A Verona è anche il momento di testare una Sicilia tutta da scoprire, abbarbicata al padiglione 2.

Ci sono quelli di Florio, Duca di Salaparutae Corvo: allo stand e89-f101 si va per celebrare la Marsala Florio Aegusa 1941 (in foto), un’edizione limitata di 5 esemplari celebrativa dei
150 anni dell’Unità d’ Italia, un vetro scuro impreziosito da 3 gemme (smeraldo, diamante e rubino) che richiamano il Tricolore. È una rara riserva di Marsala semi-secco che i
Florioin passato servivano ai loro ospiti. Singolarità: le bottiglie sono realizzate su ordinazione.

Fiocco rosso invece in casa Planeta: il neonato si chiama Dorilli, un Cerasuolo di Vittoria classico, blend di Nero d’ Avola e Frappato 30%, enfatizzato anche dal nuovo sito web e in
anteprima di degustazione alla kermesse scaligera.

La Carlo Pellegrino sbarca invece allo stand 113 f – 115 g con un restyling dei vini Duca di Castelmonte: un’ immagine moderna e pulita per vini di una sicilianità molto
riconoscibile.

Bontà dal Veneto: il vantaggio di giocare in casa

Gioca in casa il Veneto, arroccato con le sue firme importanti nel padiglione 4.

Allo stand e4, l’U.vi.ve., Unione consorzi vini veneti, si prodiga con un programma ricco di eventi a valorizzare un territorio in cui la bacca bianca rivaleggia in un serrato testa a testa con
la bacca nera, una dura lotta in cui forse prevale ancora l’Amarone.

Allo stand c 7, incuriosisce “Una goccia tira l’altra”: sono i bianchi dellaTenuta Sant’Anna (foto), ottenuti da uve selezionate di Tocai Italico e Pinot Grigio con il procedimento del mosto
libero. Cioè senza pressatura degli acini ma con una tecnica per cui il peso delle uve stesse genera l’uscita del succo.

Da Zenato, stand g1-g2, sconfiniamo invece in territorio Lugana e nei segreti delle sue importanti caratteristiche antiossidanti intrinseche. Sono il frutto di un’interessante sperimentazione
condotta in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento).

Forte poi del quintetto di medaglie d’oro ottenuto coi suoi Valpolicella Ripasso e Amarone al Berliner Wein Trophy, l’azienda vinicola veronese La Collina dei Ciliegi sarà lieta di
spiegare all’avventore i perché di tanto blasone. Allo stand b 16.

Last but not least, i distillati della famiglia Maschio, questa volta legati a un’immagine veneziana, con un’edizione di Prime Uve, l’acquavite d’uva, confezionata in vetro elegantemente
decorato di murrina coloratissima. Al padiglione 6, stand C4.

Da Canelli alla Franciacorta: Bollicine d’Italia, unitevi

È un Vinitaly più sparkling di sempre: lo dice il numero complessivo di bollicine sui banchi, lo agevola il caldo anomalo che aleggia su Verona. Via allora, al pad 3 stand b 6 con
Gancia, che presenterà un’edizione limitata delle referenze “storiche”: Metodo Classico a base Pinot nero e Chardonnay e l’ Asti Millesimato, primo “Moscato Champagne” dall’ aroma dolce
e carattere raffinato, entrambi datati 1865.

Al pad 5 stand e2, Piera Martellozzo dice “Semplicemente Piera”: ieri mattina Tomaz Kavcic del ristorante sloveno Pri Lojzetu ha presentato le sue creazioni gourmet con le Perle di Piera:
spumanti a base di Ribolla Gialla, Pinot Grigio, Rosè e Prosecco.

Gianluca Bisol è localizzabile nell’area Grandi Vini, pad 6, stand e7/e8: presenta Relio, un prosecco metodo classico ispirato allo zio di Gianluca, vignaiolo old style: la bollicina,
2mila esemplari in tutto il mondo, è il frutto di 25 anni di ricerca e 4 anni tra seconda fermentazione e affinamento. Si degusta con ostriche e prelibatezze Jada.

Volto tecnologico invece per Le Marchesine, azienda di Franciacorta: saranno gli unici a essere presenti con l’iPratico, software gestionale per una perfetta lista vini e magazzino in tempo
reale, da provare in stand oltre alla verticale di Secolo Novo, Franciacorta Brut lineare ed elegante.

Al Padiglione 4 stand C5 il neo-campione del mondo Luca Gardiniracconta le bollicine Bellussi; mentre al vicino padiglione 3 stand B3,Cavit festeggia il premio “Vinitaly Regione” con il Vin
Santo Arèle 1999, 100% uve Nosiola.

Torniamo nel Bresciano, ancora per festeggiare, questa volta conBerlucchi, che celebra gli 80 anni del patron Franco Ziliani (foto), fondatore con Guido Berlucchi. L’azienda si presenta con due
stand (pad 7 stand b 8 e Palaexpo Lombardia, area Franciacorta d 3-4) completamente rinnovati e una mostra fotografica, allestita nello spazio al padiglione 7, stand d8, che ripercorre le tappe
fondamentali della sua storia. Tutto all’insegna di Cellarius brut, rosè e pas dosè.

Dalla Franciacorta di nuovo a Conegliano per le novità di Carpenè al pad. 5 stand b5: Superiore di Cartizze Dry e Cuvée 1868, dedicata al fondatore Antonio Carpenè,
scienziato, ricercatore e garibaldino. Un omaggio ai 150 anni dall’Unità d’Italia.

Chiusura ancora sparkling con Majolini al Palaexpo stand a 2, per festeggiare il suo stesso trentennale. In alto, soprattutto calici di Blanc de Noir.

Non solo bollicine: tutti allo stand Ferrari

Chiudiamo il capitolo Vinitaly ancora con le bollicine ma non solo. Come afflusso di visitatori, lo stand dei Ferrari (quest’anno le coordinate sono stand c 3, padiglione 3, quello della
regione Trentino) è sempre uno dei più visitati. Quest’anno, accanto alle bollicineTrentodoc e alle altre creazioni della famiglia Lunelli – tra cui i vini toscani della Tenuta
Podernovo e gli umbri della Tenuta Castelbuono – l’interesse è anche quello di capire i dettagli della nuova cantina progettata daArnaldo Pomodoro e prevista per la primavera 2012.

E sarà infine “grappa time”, coi distillati Segnana, in primis, la Segnana Anniversario, omaggio all’Unità d’Italia, con le sue 1860 bottiglie numerate. Poi, gli stuzzichini
firmati da Alfio Ghezzi, cuoco della Locanda Margon, un volto che gli identitagolosini hanno imparato a conoscere bene.

Il Vino a Roma: una bussola per gli (e)nostalgici

E una volta a casa da Vinitaly, che si fa? Per i romani che soffrono di (e)nostalgia la soluzione è bell’e pronta. C’è il volume Il Vino a Roma, il cui sottotitolo dice tutto:
Guida alle migliori aziende vinicole del Lazio e ai locali in cui bere bene nella Capitale. È l’opera prima ‘guidaiola’ di Slawka G. Scarso, brillante eno-firma ed eno-imprenditrice
che ha messo in fila un numero infinito di etichette e tantissime enoteche che puntellano città eterna e dintorni. Questo perché a Roma è facile perdersi: i locali in cui
bere un bicchiere di vino non si contano, quindi una bussola è manna.

Del libro allieta il tono mai pedante, da diario di bordo più che da guida. E l’intelligenza delle sue partizioni: la prima è dedicata alle enoteche in cui il vino è
servito alla mescita. La seconda è sui negozi in cui è possibile acquistare una bottiglia di vino particolare da bere a casa o portare agli amici. La terza dà spazio alle
aziende vitivinicole laziali con storia e abbinamenti non troppo cervellotici.

IDENTITA’ di VINO n. 64 del 9.4.2011
la newsletter di Paolo Marchi
Per gentile concessione

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