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Il progetto DAISIE: catalogare gli alieni tra noi

By Redazione

Un’équipe di ricercatori finanziati dall’Unione europea ha gettato nuova luce sull’ampio numero di specie esotiche che sono arrivate e si sono stabilite in Europa, dal 2005 i membri del
progetto DAISIE (Delivering alien invasive species inventories in Europe, Costituzione di inventari delle specie invasive aliene in Europa) hanno elaborato un inventario che per la prima volta
fornisce un quadro paneuropeo di oltre 10000 animali, pesci, uccelli, piante, insetti e altre specie non autoctone che vivono tra noi.

La banca dati contiene informazioni sull’origine, la dieta, l’habitat, la data di arrivo e l’impatto economico ed ecologico di ogni specie. La banca dati completa sarà disponibile tra un
anno circa, quando i dati in essa contenuti saranno pubblicati su riviste scientifiche. Sul sito Internet del progetto sono tuttavia già disponibili schede informative su diverse specie.

Molte di queste specie sono a noi note; infatti, quasi due terzi delle specie catalogate si possono trovare in ambienti antropizzati o seminaturali come le nostre case, i campi, i parchi e i
giardini. Tra questi figurano uccelli e animali che sono stati introdotti intenzionalmente a scopi di caccia e pesca, e piante che sono state importate per i nostri giardini.

Un esempio è il parrocchetto dal collare africano (Psittacula krameri), che con il suo piumaggio verde brillante e il caratteristico verso che lo contraddistingue è ormai noto in
buona parte d’Europa, dal Regno Unito, nel nord, alla Spagna, l’Italia e la Grecia, nel sud. Si teme che questi uccelli variopinti possano scacciare specie native con abitudini di nidificazione
simili, come il passero domestico, il picchio muratore europeo e lo storno europeo.

Nelle nostre acque, la cozza zebrata (Dreissena polymorpha) sta causando problemi ecologici poiché sta avendo la meglio sulle vongole autoctone e pregiudicando la qualità
dell’acqua di molti laghi; inoltre, provoca anche problemi economici poiché ostruisce i sistemi idrici industriali e municipali e si attacca agli scafi delle imbarcazioni.

Una sfida particolare per i ricercatori del progetto DAISIE è stata la raccolta di informazioni sugli invertebrati alloctoni; benché in Europa esista una forte tradizione riguardo
alla registrazione dell’incidenza e dell’impatto di mammiferi e uccelli non autoctoni, non si può affermare altrettanto per gli insetti.

Alain Roques, dell’Istituto nazionale francese per la ricerca agricola (INRA), ha coordinato l’équipe che si è occupata della sezione della banca dati dedicata agli invertebrati
terrestri. Complessivamente, il gruppo ha raccolto dati su 1.517 specie. Mentre i vertebrati e le piante sono stati per lo più introdotti deliberatamente, a scopi di caccia, pesca o come
piante ornamentali da giardino, ad esempio, la maggior parte degli invertebrati è arrivata in Europa accidentalmente.

«Siamo rimasti alquanto sorpresi», ha dichiarato il dottor Roques al Notiziario CORDIS, spiegando che il gruppo di studiosi riteneva che molti invertebrati fossero stati introdotti
deliberatamente a scopo di controllo biologico. «In realtà, solo il 10% degli invertebrati era stato introdotto a tal fine e, pertanto, il 90% è arrivato come contaminante,
ad esempio sulle piante importate, oppure ha approfittato di un passaggio, come un vero e proprio autostoppista.»

Un terribile esempio di questo tipo di autostoppista è la zanzara tigre asiatica (Aedes albopictus), che è arrivata in Europa in piccole pozze d’acqua formatesi all’interno di
copertoni usati, ad esempio, e ora è diffusa in Italia e nei Balcani occidentali. L’insetto, originario del Sudest asiatico, è un vettore di diverse malattie gravi, tra cui la
dengue, la chikungunya e il virus del Nilo occidentale.

Un’altra sorpresa per i ricercatori è stata l’origine tropicale o semitropicale di circa il 37% degli invertebrati. Con l’innalzamento delle temperature, che si sta verificando in buona
parte d’Europa a seguito del cambiamento climatico, è probabile che sempre più nuove specie provenienti dalle regioni tropicali riescano ad adattarsi con maggiore facilità
a vivere in Europa, soprattutto nel bacino del Mediterraneo.

Secondo il dottor Roques, il cambiamento dei modelli commerciali fa sì che l’Asia sia ora il principale fornitore di specie invasive. Circa il 30% degli invertebrati esotici proviene da
questo continente e, con l’incremento delle relazioni commerciali con l’Asia, questa cifra è destinata a crescere.

L’evolversi delle tendenze può inoltre influire sulla tipologia dei prodotti in arrivo; la moda sempre più diffusa dei bonsai, infatti, fa sì che questi alberi in miniatura
ora siano un vettore più importante dei tronchi. Le piante da acquario e i fiori recisi sono a loro volta veicoli importanti per gli autostoppisti.

Nel frattempo occorre approfondire la ricerca per capire quali fattori influiscono sulla probabilità che una specie arrivi in Europa, sopravviva, si diffonda e abbia un impatto
ecologico, economico o sanitario. Occorre inoltre concentrarsi maggiormente sulla capacità di individuare al più presto i nuovi arrivi.

«Solitamente si registra un ritardo tra il momento in cui la specie arriva e quello in cui viene registrata per la prima volta», spiega il dottor Roques. Quando la specie viene
identificata, è spesso troppo diffusa per poter essere eradicata senza difficoltà.

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