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La sequenza di presentazione dei piatti influenza la percezione delle calorie

La sequenza di presentazione dei piatti influenza la percezione delle calorie

By Redazione

L’ordine dei piatti influenza la percezione delle calorie. Una pietanza preceduta da un prodotto grasso verrà ritenuta più magra di quanto realmente è, mentre se ad aprire
la via è una ricetta leggera a chi la segue verranno aggiunte calorie E tale fenomeno influenza anche i soggetti più preparati sull’argomento.

Questa la conclusione di una ricerca della Northwestern University, diretta dal professor Alexander Chernev e pubblicata sul “Journal of Consumer Research”.

La squadra del professor Chernev ha selezionato alcuni volontari ponendo loro davanti alcuni piatti e chiedendo loro di stimare le calorie. Nel corso della prova, veniva cambiata di volta la
sequenza di presentazione. E’ allora emerso come il variare dell’ordine influenzava il giudizio dei soggetti.

Così, se il cheesburger era all’avanguardia, veniva stimato 570 calorie. Se invece era preceduto da un’insalatina, il verdetto era di 787 (circa il 40% in più).

Inoltre, tanto più i piatti erano diversi, maggiore era l’effetto-confusione.

Commenta Chernev: “La sequenza con cui mangiamo un piatto piuttosto che un altro influenza molto la nostra capacità di valutazione. Peraltro, chi vuole controllare l’introito di calorie
di norma valuta i consumi di tutta una giornata e non di un solo pasto: questo implica che le cose si fanno ancora più difficili e riuscire a fare un conteggio realistico delle calorie
è spesso quasi impossibile”.

Sulla base di tali considerazioni, lo studioso consiglia: “Visto che con la sequenza “cibo sano/cibo goloso” tendiamo a ritenere il secondo più calorico, chi vuole ridurre il consumo di
calorie dovrebbe mangiare e ordinare i cibi in quest’ordine: sarà più semplice esercitare l’autocontrollo, perché l’alimento calorico ci sembrerà ancora più
pericoloso”.

FONTE: Alexander Chernev, “Semantic Anchoring in Sequential Evaluations of Vices and Virtues”, by JOURNAL OF CONSUMER RESEARCH 2010, DOI: 10.1086/656731

Matteo Clerici

ATTENZIONE: l’articolo qui riportato è frutto di ricerca ed elaborazione di notizie pubblicate sul web e/o pervenute. L’autore, la redazione e la proprietà, non
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