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Mirco Della Vecchia, Maestro del cioccolato, ed il problema della carenza del cacao

Mirco Della Vecchia, Maestro del cioccolato, ed il problema della carenza del cacao

By Redazione

Ci scrive Mirco della Vecchia e volentieri pubblichiamo ciò che pensa del problema “Carenza cacao” e la soluzione proposta dal centro di ricerca della Nestlè.

LA NOTIZIA
Pierre Broun, a capo del centro di ricerca Nestlé a Tours
«L’aumento della resa consente di limitare la deforestazione finalizzata alla creazione di nuove aree coltivabili. Non dimentichiamo, poi, che le varietà appositamente selezionate
sono più resistenti e hanno bisogno di meno sostanze fitosanitarie». L’investimento di Nestlé per lo studio di varietà vegetali e per la formazione dei coltivatori
è consistente. Con il Cocoa Plan, un progetto di lungo periodo finanziato con 110 milioni di franchi svizzeri (92 milioni di euro) in dieci anni, l’obiettivo è di aiutare le filiere
in Ecuador, Venezuela, Indonesia e Costa d’Avorio. Alla fine del 2012 le piantine nate in laboratorio e distribuite ai coltivatori locali, saranno un milione. Dodici milioni in due lustri…per
ogni ettaro, invece di 500 chili di cacao gli agricoltori, ai quali diamo le nostre piante, producono  3-4 tonnellate, -otto volte di più- significa che la produzione ha un minor
impatto ambientale»  …piante non Ogm con i frutti che maturano sei mesi prima…

ECCO IL COMMENTO DI MIRcO DELLA VECCHIA:

Aumentare la produttività delle piantagioni di cacao? Forse è meglio trovare soluzioni che interessino l’intera filiera, dalla cura della pianta al rispetto del lavoro dei
coltivatori locali. Il segreto sta nella professionalità (vedi foto fatta in uno dei miei consueti viaggi nei luoghi di produzione dei migliori cacao. La pianta, ben potata e irrigata, ha
un’ottima produttività)
 
E’ noto ormai a tutti, grandi e piccoli appassionati e non. che la materia prima per produrre il cioccolato sta scarseggiando a livello mondiale.
Proprio così l’oro nero, il cacao,  sta vivendo una stagione dove la domanda supera di gran lunga l’offerta che i paesi produttori possono immettere sul mercato. Questo purtroppo
incide molto anche sulla bilancia dei prezzi che negli ultimi anni hanno visto degli aumenti anche consistenti in periodi molto brevi.
Questa situazione ha spiazzato molti produttori di cioccolato che, lavorando con listini annuali, fanno fatica a reggere l’incidenza di aumenti incondizionati durante l’anno.

Fin qui tutto rientra nella classica e vecchia logica della domanda e dell’offerta, ciò che stupisce è leggere come alcuni importanti esponenti di aziende del cioccolato stiano
pensando di risolvere il problema.

Leggiamo infatti che la volontà è quella di andare verso l’aumento delle produzioni, facendo delle sperimentazioni in laboratorio che consentano di trovare un clone o ibrido di
cacao in grado di garantire produttività elevata, e in breve tempo.
Abbiamo ancora davanti agli occhi e sotto la lingua i danni provocati da culture quali il ccn51.  
Ci chiediamo se questa sia la strada giusta, questa filosofia infatti, sembra molto simile a quella che molti agricoltori applicano al bestiame, dove è importante ingrassare presto le
bestie per poterle macellare prima, riducendo i costi di produzione. Poco importa se poi la fettina di carne in padella si restringe di più della metà ed anche la salute del
consumatore ne dovrà subire le conseguenze.

Noi non siamo persone che criticano, solo per il gusto di farlo, anzi essendo professionisti, e soprattutto conoscendo molto bene il mondo delle colture del cacao, crediamo che il problema debba
essere affrontato in modo diverso, se lo si vuole risolvere seriamente.

Il problema della produttività va visto intervenendo nel recupero delle tante piantagioni abbandonate, nella potatura, nell’irrigazione delle piante, nella pratica dell’innesto cercando di
mantenere il materiale patronale storico del cacao.
La ricetta giusta sta nell’esaltare le biodiversità non nella standardizzazione del prodotto, che logica ci sarebbe piantare un uguale  clone di cacao, fatto in vitro, in Equador
piuttosto che in Venezuela?  Solo la logica della globalizzazione dei sapori e della distribuzione organizzata.
La vera ricchezza sta nel recuperare ed esaltare il cacao tipico di ogni zona, altrimenti tutto si appiattirebbe e non ci sarebbe più la possibilità di proporre ai nostri clienti il
Venezuela, l’Equador o il Perù.

Tutto questo, a meno che la volontà non sia quella di andare proprio verso l’appiattimento dei sapori …tanto poi si possono aggiungere aromi vari e il gioco è fatto …
Noi, artigiani del cioccolato, non solo non mettiamo aromi ma cerchiamo in modo maniacale di preservare l’aroma che è insito nel cacao, da quella sua particolare zona di provenienza.
Perchè forzare la natura? Perchè ostinarsi a produrre sempre di più, sempre di più, andando oltre natura?
Noi siamo convinti, studi alla mano, che più che aumentare le quantità all’infinito dovremo fare in modo di riqualificarle, di piazzarle sul mercato a cifre più congrue nel
rispetto del vero valore, produrre cioccolato vuol dire rispettare i produttori, pagando loro un prezzo corretto del cacao, frutto del loro lavoro.
E lavorare soprattutto fianco a fianco con i produttori, per migliore la qualità e non una maggiore quantità.
Ritornando alle regole di mercato, se un prodotto è migliore è giusto che costi di più di uno mediocre, se costa troppo la domanda scende. Questo non farà certo
piacere a chi produce e distribuisce “container su container “di prodotto senza anima, ma per noi artigiani, che nel nostro cioccolato mettiamo anche un po’ della nostra vita di tutti i giorni,
è motivo di soddisfazione, oltre ad essere una garanzia per il consumatore attento al suo portafoglio ed alla sua salute.

Mirco della Vecchia
per Newsfood.com
 

MIRCO DELLA VECCHIA artigiano del cioccolato
via 1 maggio 22,32030 San gregorio nelle Alpi
Belluno DOLOMITI
P.I. 00929840254
C.F DLLMRC80C25A757S
info@mircodellavecchia.it
http://www.mircodellavecchia.it
 
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