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Vecchioni: “Non si può depotenziare l'agricoltura europea nell'interesse degli stessi consumatori”

By Redazione

“Siamo disponibili ai cambiamenti, anche nel solco di quanto proposto dalla Commissione europea. Ma non si può non tener conto della specificità di territori e di
filiere vocati”. Il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, parlando a Firenze all’assemblea degli imprenditori agricoli rimarca la necessità di un “riformismo graduale e
flessibile” della politica agricola comune. “Le proposte della Commissione per la riforma della politica agricola comunitaria riducono il valore dei pagamenti agli agricoltori e mantengono le
tanto criticate complicazioni burocratiche”.

Le rilevanti ulteriori riduzioni dei pagamenti, derivanti dall’applicazione delle norme proposte dalla Commissione, incidono profondamente sui bilanci delle imprese.

Vecchioni non ci sta ad una riforma che marginalizza il ruolo dell’agricoltura europea: “La principale priorità della Commissione dovrebbe essere quella di potenziare
l’agricoltura. “Mi aspettavo indirizzi diretti a favorire la stabilità degli approvvigionamenti, lo sviluppo del potenziale produttivo e la sicurezza alimentare per i consumatori.
Nell’interesse degli agricoltori, ma anche della collettività“.

In particolare il presidente di Confagricoltura, alla platea degli agricoltori fiorentini esprime forti perplessità e critiche sulla formulazione della
“condizionalità“, che subordina i pagamenti diretti agli agricoltori al rispetto, da parte di questi ultimi, di tutta una serie di requisiti ambientali e di altro tipo, a livello
nazionale e a livello europeo. “Le incertezze e le discrezionalità connesse all’applicazione delle norme di condizionalità denotano – rileva Vecchioni – la precisa
volontà di non incidere sui complessi oneri burocratici che opprimono le imprese”.

Il regime di pagamento unico per azienda consentirà, attraverso il meccanismo della modulazione, di reperire risorse per finanziare la nuova politica di sviluppo rurale. Ma
Vecchioni lamenta la mancata previsione del loro specifico utilizzo per investimenti a sostegno della competitività delle imprese.

“Non si tiene conto – sottolinea il presidente degli imprenditori agricoli – che il superamento dei premi specifici in alcuni settori porti alla scomparsa della produzione con effetti negativi
per le economie regionali, l’ambiente e gli approvvigionamenti dell’Unione europea”.

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