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Morire di alimentazione sana. Il caso di Kate Finn e l’ ortoressia nervosa

Morire di alimentazione sana. Il caso di Kate Finn e l’ ortoressia nervosa

By Redazione

Kate Finn è una donna americana, morta nel 2003.

Per la maggioranza dei medici, la causa del decesso è stata l’anoressia, di cui Kate soffriva da tempo; il dr. Steven Bratman è di parere diverso.

Il dottor Bratman è un esperto di medicine (e di stili alimentari) alternativi, e ritiene che ad uccidere la donna sia stata un disturbo alimentare nuovo e relativamente sconosciuto, l’
ortoressia.

L’ ortoressia, termine coniato da Bratman, è un disturbo alimentare che spinge a cibarsi di pochi alimenti, quasi totalmente di origine vegetale.

Se il problema di patologie come l’ anoressia o la bulimia è la quantità di cibo, per questo nuovo disturbo è la qualità, in quanto molti alimenti vengono esclusi
per i criteri più disparati.

Chi soffre di ortoressia inizia ad escludere  ciò che è considerato impuro, per motivi salutisti ma anche morali (ad esempio, Bratman cita coloro che non consumano carne per
non essere complici della macellazione) dalla propria tavola e dalla propria vita (sociale ed affettiva).

Anche gli amanti di tali prodotti, infatti, sono visti  nello stesso modo e trattati di conseguenza.

Debilitato a livello fisico (poiché privo di principi nutritivi essenziali) e sofferente di stress psicologico (conseguenza del suo fanatismo ideologico), il malato di ortoressia spesso
muore.

Il dottor Bratman, che all’ argomento ha dedicato “Health Food Junkies”, subito diventato un best-seller, ritiene che tali decessi vengano attribuiti all’ anoressia, essendo il confine
tra le due patologie molto sottile, contribuendo alla confusione di medici e pazienti.

In America, le tesi del dottore hanno provocato una spaccatura netta, sia nell’ opinione pubblica che nella comunità medica.

I sostenitori ritengono che Bratman abbia scoperto un nuovo disturbo della psiche e stanno già sottoponendo amici e parenti a diagnosi amatoriali. 

I detrattori al contrario descrivono il medico come un ciarlatano, che cerca di fare soldi sfruttando il mare, agitato e doloroso, dei disturbi alimentari.

  Qualunque sia la vostra opinione, “Health Food Junkies” offre alcuni test fai-da-te.

Tra questi vi è il pianificare il menù del giorno dopo; mangiare solo perché fa bene e non per il gusto o per la compagnia ed evitare il cibo che in realtà ci
piacerebbe di più; essere diventati più critici e rigidi verso se stessi; avere dei sensi di colpa se ci si è lasciati andare a mangiare un alimento di cui si aveva voglia;
sentirsi superiori agli altri perché si mangia sano e disprezzare le persone che non seguono un regime alimentare simile; non uscire più con gli altri per non dover mangiare cibi
non sani; sentirsi meglio e in pace con se stessi dopo aver seguito la “propria” salutare dieta.

Secondo Bratman, chi si riconosce in 2-3 affermazioni può essere vittima di una forma lieve di ortoressia, chi in quattro deve cercare di vedere il cibo in maniera più soft.

Infine, se fate vostri tutti i comportamenti descritti, potreste essere ossessionati dal cibo e dovreste consultare un terapeuta.

Per chi fosse interessato:

Steven Bratman, David King, “Health Food Junkies: The Rise of Orthorexia Nervosa – The Health Food Eating Disorder”, Broadway Books,2004, 256 pagine, 16,71 Euro

Matteo Clerici

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