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Cervello, una sfumatura smaschera le bugie

Cervello, una sfumatura smaschera le bugie

By Redazione

Quando mentiamo, il nostro cervello si “accende” in maniera particolare, producendo una sfumatura che la scienza può osservare e riconoscere.

Lo sostiene una ricerca della Stanford University (USA), diretta da Jesse Rissman e pubblicata su “PNAS”.

Il team di Rissman ha lavorato con 16 volontari, facendo osservare loro centinaia di volti (sia noti che non), chiedendo loro di indicare le facce note; nel mentre, gli scienziati monitoravano
la loro attività del cervello.

Usando una combinazione di scanner celebrale e software apposito, gli studiosi hanno così notato come la memoria dei soggetti si attivasse (tramite segnali elettrici) quando un volto era
noto. Allora, mettendo in relazione i dati ottenuti e le risposte, si poteva capire se un soggetto mentiva o no.

Nonostante tale successo, la squadra della Stanford University frena possibili facili entusiasmi, facendo notare come il loro sistema non sia la macchina della verità perfetta. La
tecnologia corrente non è infatti in grado di distinguere tra sincerità e bugie “in buona fede” (persone che dicono di aver già visto una faccia poiché si confondono
involontariamente).

“Insomma, è valida solo come la memoria di una persona, e questa può essere più o meno accurata”, spiega Rissman.

Inoltre, l’uomo può battere la macchina: “Ai nostri volontari è stato chiesto di essere onesti, ma in fin dei conti qualcuno potrebbe essere in grado di barare al test”.

Fonte: Jesse Rissman, Henry T. Greely, and Anthony D. Wagner, “Detecting individual memories through the neural decoding of memory states and past experience”, PNAS 2010
doi:10.1073/pnas.1001028107

Matteo Clerici

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