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Cotto: «salvare la collaborazione tra i piccoli comuni piemontesi»

By Redazione

Torino – La Regione si deve opporre al governo Prodi, che vuole negare la possibilità ai Comuni di far parte di più enti o consorzi, lo chiede con un ordine del giorno
presentato a palazzo Lascaris dal Gruppo regionale di Forza Italia, prima firmataria la vicepresidente del Consiglio, Mariangela Cotto.

Il problema nasce con la nuova legge finanziaria che, dal prossimo 1° aprile, consente alle amministrazioni comunali l’adesione a un’unica forma associativa, a eccezione della gestione dei
rifiuti e del servizio idrico, stabilendo che dopo quella data «ogni atto adottato dall’associazione tra Comuni è nullo ed è, altresì, nullo ogni atto attinente
all’adesione o allo svolgimento di essa da parte dell’amministrazione comunale».
«In parole più semplici – spiega Cotto – questa norma rischia di provocare un danno rilevante per il Piemonte che, più di altre Regioni italiane, ha una realtà
territoriale molto frammentata. Su 1.206 Comuni circa la metà, 609, contano meno di mille abitanti. Si tratta di realtà che non possono fare a meno di creare forme associative
diversificate, dalle Unioni di Comuni, ai consorzi socio-assistenziali, agli Enti di promozione turistica, alla gestione integrata di servizi di pubblico interesse, che nascono proprio per dare
risposte più concrete alle esigenze del territorio e dei cittadini».

Il documento di Forza Italia impegna la Regione a intervenire sul governo per l’abrogazione del comma 28 dell’articolo 2 della legge finanziaria, per salvaguardare ogni forma associativa tra
Comuni attualmente costituite e consentire la possibilità di nuove adesioni.
Secondo l’esponente azzurra, la Giunta Bresso non può sottrarsi a questo impegno, «anche perché – aggiunge – la Regione ha sempre incentivato l’associazionismo delle
amministrazioni, proprio come possibilità di erogazione di un maggior numero di servizi. Le conseguenze di queste decisioni, che vengono assunte senza tener conto della conformazione di
un territorio come quello piemontese, rischiano di essere controproducenti, perché gli stessi servizi, gestiti autonomamente dai singoli Comuni, avranno senza dubbio un costo maggiore.
Qual è il vantaggio o il risparmio di questa operazione?».

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